Nell'Impero
bizantino, spesso impegnato in guerre su più fronti, l'esercito ebbe sempre un
ruolo importante. Il basiléus
Costantino VII (913-959), che pure era un antimilitarista convinto, al riguardo
ebbe a dire: “L'esercito è per lo Stato ciò
che la testa è per il corpo; trascuratelo e lo Stato sarà in pericolo”.
L'esercito bizantino era organizzato in corpi d'armata, o temi, stanziati nelle
varie province. A capo di ogni tema (termine che poi indicò la suddivisione
militare-amministrativa dell'Impero) c'era uno stratega nominato dall'imperatore
e investito di pieni poteri militari e civili. Distinti dalle truppe che
costituivano l'organico stabile del tema, erano invece gli akritai o difensori di frontiera, di stanza in postazioni fortificate
e in fortini lungo tutti i confini minacciati. Vi erano poi le truppe scelte,
dislocate a Costantinopoli e dintorni, che costituivano i tagmata (reggimenti), guidati dai domestikoi; ai più importanti tagmata
spettava il compito particolare di sorvegliare il palazzo imperiale oppure, in
caso di guerra, il quartier generale dell'imperatore. La guardia del corpo
dell'imperatore, tuttavia, era la betaireia,
letteralmente 'la scorta', composta in gran parte di mercenari stranieri il cui
impiego diventò assai diffuso in tutto l'esercito a partire dall'epoca dei
Comneni, costituendo alla lunga un peso eccessivo per le casse dello Stato.
Teodoro II Lascaris, basiléus dal
1254 al 1258 e valoroso generale, accarezzò il progetto di formare un esercito
'non di Turchi, Italiani o Serbi, ma solo
di Greci'; tuttavia la sua prematura morte dovuta a un attacco di epilessia
pose fine alla realizzazione di un'armata nazionale. |
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