Il trattato di Verdun
(843) sancì la spartizione dell'Impero carolingio in tre parti: il Regno
d'Italia e la Lotaringia, una fascia di territori compresi tra le Alpi e il
mare del Nord, insieme al titolo imperiale, che da quel momento rimase
congiunto alla corona italica, andarono a Lotario, la parte orientale
dell'Impero a Ludovico (da allora chiamato il Germanico); la parte occidentale
a Carlo il Calvo. In seguito a circostanze fortuite, avvenne una riunificazione
sotto Carlo III detto il Grosso che fu però deposto nell'887 dai potenti
dell'Impero, mettendo fine all'egemonia dell'Impero carolingio in Occidente. La
dignità imperiale venne concretamente riacquisita soltanto nel 962 da Ottone I
di Sassonia, già re di Germania. Il governo dell'Italia e della Germania fu
affidato nelle mani di un unico sovrano e venne sancita l'unione tra la corona
tedesca e quella imperiale che diede vita al 'Sacro Romano Impero Germanico'.
Teoricamente il Regno di Germania si basava sul principio elettivo, ma di fatto
la trasmissione del potere divenne prerogativa ereditaria delle maggiori famiglie
ducali, mantenendosi sempre collegata alla dignità imperiale. In un primo tempo
le elezioni del re di Germania nonché futuro imperatore venivano effettuate
senza precise regole, da parte di diete o assemblee cui potevano partecipare
tutti i feudatari laici ed ecclesiastici. In seguito il diritto elettorale si
restrinse, finché la Bolla d'oro promulgata da Carlo IV nel 1356 riconobbe il
diritto di eleggere il re di Germania, designato in quanto tale a diventare
imperatore, a soli sette principi tedeschi: tre ecclesiastici (gli arcivescovi
di Magonza, Colonia e Treviri) e quattro laici (il re di Boemia, il conte
palatino del Reno, il duca di Sassonia e il marchese di Brandeburgo). |
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