Il 9 agosto 378 nei
pressi di Adrianopoli, l'odierna città turca di Edirne, la cavalleria pesante
dei Visigoti di Fritigerno, con l'aiuto di contingenti ostrogoti, alani e unni,
sbaragliò le legioni dell'imperatore Valente, che in quella battaglia trovò la
morte. L'evento ebbe un considerevole impatto sull'opinione pubblica romana e,
in seguito, gli storici lo descrissero come la disfatta di un'armata di fanti
contro un esercito di cavalieri (sebbene, in realtà, ci fossero cavalieri su
entrambi i fronti e inoltre tra i barbari ne combattessero alcuni anche
appiedati) cosa che decretò l'inizio dell'età della cavalleria che per oltre
mille anni avrebbe deciso le sorti di numerose battaglie. Così anche le
tecniche di combattimento, l'equipaggiamento e le unità dell'esercito romano,
ormai costretto a confrontarsi di frequente coi popoli delle steppe, subirono
ben presto le necessarie modifiche e migliorie. L'avvicendamento della
cavalleria sulla fanteria si svolse, in ogni caso, con gradualità e l'esercito
del re degli Ostrogoti Teodorico il Grande (474-526) fu tra i primi a sperimentarne
l'efficacia, anche se non sempre con esito positivo. Nella celebre battaglia di
Tagina (Gualdo Tadino), per esempio, le truppe bizantine, guidate dall'eunuco
Narsete, si opposero con successo all'irruenta ma disordinata cavalleria
ostrogota e riuscirono a uccidere il 'nefandissimo' Totila (552) La battaglia
decretò la fine del dominio goto in Italia e l'inizio di quello bizantino. Una
quindicina d'anni più tardi, però, un altro popolo di cavalieri delle steppe, i
Longobardi, abban-donò, pressato dagli Avari, la pianura pannonica dove si era
insediato e, sotto la guida di Alboino, valicò le Alpi (568) e dilagò nella
penisola, occupando in breve tempo Milano. |
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