Il confronto tra
Europa medievale e mondo islamico si risolse essenzialmente in un'esperienza
traumatica, costellata da episodi crudeli e drammatici. Le crociate scatenate
dall'Occidente per rispondere all'espansione islamica nel Mediterraneo (e anche
per convogliare altrove l'esuberanza di molti cavalieri, le cui imprese
risultavano deleterie per i territori europei) scavarono un solco incolmabile
tra le due realtà che abbandonarono ogni forma di possibile dialogo per
confrontarsi soltanto sul piano delle armi. Curiosamente, uno dei maggiori eroi
musulmani, il Saladino, che recuperò nel 1187 Gerusalemme all'Islam, fu
giudicato in Occidente secondo una duplice tradizione: una alimentata 'dall'ottica crociata' piena di ostilità
verso il brutale infedele che aveva violato il Santo Sepolcro; l'altra che vedeva
nel Saladino certamente un nemico della cristianità, ma dotato di virtù umane e
cortesi che meritava rispetto e quasi si poteva portare a modello per i
principi cristiani spesso non virtuosi. Fu quest'ultima opinione infine a prevalere,
come si vede in parecchi esempi letterari, dalla Divina Commedia al Talisman di
Walter Scott. Il nome Saladino era l'adattamento occidentale del laqab (nome onorifico arabo) Salah ad-Din,
'Integrità della religione', di Yusuf
ibn Ayy ub,
nato nel 1138 a Takrit (nell'odierno Iraq) da un piccolo emiro curdo. Recatosi
in gioventù al seguito del padre presso l'atabeg
(governatore) di Damasco Nur ad-Din ibn Zenji (il Norandino delle fonti cristiane),
teoricamente soggetto al califfo abbaside, si distinse al fianco dello zio
Shirkuh, comandante delle milizie del governatore, in alcune campagne militari. |
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