Ottone I di
Sassonia, 'salvatore della cristianità' per le sue vittorie su Ungari e Slavi,
dopo essere stato incoronato imperatore (962) creò l'istituzione dei vescovi conti,
in base alla quale designava i vescovi e gli abati, riceveva i loro giuramenti
e li investiva delle funzioni spirituali e dei beni temporali. Voleva così
bloccare la disgregazione feudale dell'Impero Ci vescovi non potevano avere
eredi) e assicurarsi collaboratori colti e preparati, perché allora la cultura
era prerogativa del clero. Con il cosiddetto Privilegium Othonis, inoltre,
decretò che il Papa, una volta eletto, dovesse essere confermato
dall'imperatore e giurargli fedeltà. Enrico III andò oltre, e al sinodo di
Sutri (1046) fece riconoscere il diritto dell'imperatore a designare il
pontefice. Morto Enrico III e salito al trono sotto la reggenza della madre il
piccolo Enrico IV, il Papato cercò di allentare i vincoli che legavano la
Chiesa al potere imperiale, e nel concilio Lateranense del 1059 venne abolito
il diritto di rappresentanza e di voto dell'imperatore nell'elezione del
pontefice. Il problema dei rapporti tra sacerdotium e regnum fu
ripreso dal papa Gregorio VII, che nel 1075 dichiarò illecite le investiture di
dignità ecclesiastiche conferite da qualunque potere laico, provocando la
reazione dell'imperatore Enrico IV, che manovrò per far deporre il Papa. In
risposta quest'ultimo lo scomunicò, sciogliendo i sudditi dal giuramento di
fedeltà all'imperatore. |
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