Il termine medievale confraternitas indicava realtà
associative diversificate, e solo in parte coincidenti con la moderna
definizione di confraternita, che è quella di un'associazione laica con fini
esclusivamente religiosi o assistenziali. Ciò spiega perché a volte si usassero
anche i termini di consortium,
fratria, societas, gilda. Quale che
fosse lo scopo principale di una confraternita medievale, è ovvio che la
dimensione religiosa aveva un'importanza fondamentale per i suoi membri, anche se
laici. Scopo precipuo delle confraternite cavalleresche era quello di
conservare la coesione tra i cavalieri e difenderne gli interessi, vincolati a
obiettivi comuni (non per niente le confraternite furono anche chiamate
corporazioni). Dal punto di vista religioso, l'impegno riguardava soprattutto
la liturgia, con particolare attenzione alle celebrazioni per i defunti; c'era
poi l'attività assistenziale e quel-la rivolta a sostenere le crociate. Lo
storico borgognone Olivier de La Marche 0426-1501) nelle sue Memorie sosteneva
che le confraternite si differenziavano dagli ordini per due caratteristiche:
non c'era alcuna limitazione al numero dei membri e le cariche all'interno
dell'associazione erano elettive. Tutte le confraternite cavalleresche avevano
dei propri statuti, che spesso prendevano a modello la Tavola Rotonda di Artù,
così come veniva raccontata dai romanzi cavallereschi del tempo. Del resto
suggestioni del mito arturiano si trovavano anche negli ordini cavallereschi di
corte creati per iniziativa dei singoli sovrani a partire dalla metà del XIV
secolo. |
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