Le pianure
dell'attuale Ungheria, che costituivano la sponda europea della cultura delle
steppe, furono al centro del grande fenomeno della migrazione di popoli nomadi
dal IX secolo a.C.: dapprima indoeuropei e poi, verso la fine dell'antichità,
turco-mongoli, provenienti a ondate successive dal profondo dell'Asia. Ne
facevano parte gli Unni, che dopo avere sconfitto Goti, Gepidi, Longobardi e
Slavi, in seguito unitisi a loro, fissarono la propria base nella pianura
pannonica, e attaccarono sotto la guida di Attila l'Impero Romano d'Oriente e
di Occidente e i loro alleati (Franchi, Visigoti e Burgundi). Dopo la sconfitta
dei Campi Catalaunici (presso Troyes) del 451, seguita due anni dopo
dall'improvvisa morte di Attila, l'Impero unno si sfasciò. L'ondata successiva
di nomadi giunti dall'est fu quella degli Avari, che oltrepassarono il Tibisco
e aiutarono i Longobardi (diventati federati dell'Impero) a distruggere i
Gepidi, ricevendo dai nuovi alleati la Pannonia (568). Rafforzati dagli Slavi,
gli Avari colpirono duramente con le loro incursioni sia l'Occidente che
l'Impero bizantino, ma con il passare del tempo persero il loro slancio, indeboliti
anche da contrasti interni; negli ultimi anni dell'VIII secolo, Carlo Magno pose
fine alla loro indipendenza ed essi col tempo si fusero nell'ambiente slavo. |
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