Per secoli la guerra
fu la principale attività della cavalleria e la sua vera ragione d'essere: i
testi medievali brulicano di racconti di battaglie e di scontri armati in cui i
cavalieri sono i protagonisti principali. Spesso i combattimenti collettivi,
caratterizzati dalla carica a lancia tesa, erano preceduti da scontri più
limitati, vicini alla singolar tenzone. Il generale clima di violenza e di insicurezza
portò la Chiesa a porvi rimedio con quelle che chiamiamo 'istituzioni di pace',
pace di Dio e tregua di Dio, con cui veniva regolamentata la guerra e veniva
sottolineato il carattere sacro di alcuni giorni, nei quali non si poteva
combattere, pena l'anatema, l'esilio o il pellegrinaggio a Gerusalemme. La
Chiesa cercò anche di incanalare la violenza dei milites indirizzandoli verso guerre esterne, dichiarate sante come
nel caso delle crociate, e quindi ampiamente giustificate da un punto di vista
religioso. L'evoluzione della posizione della Chiesa (principale fonte di ideologia
nel Medioevo) di fronte alla guerra, dal rifiuto totale alla sua accettazione e
infine alla promozione della guerra santa, influenzò l'etica guerriera e contribuì
alla formazione dell'ideale cavalleresco. |
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