La gravità delle
sconfitte francesi di Crécy (1346) - dove Filippo VI, ferito, fu costretto a
fuggire dal campo di battaglia su cui giaceva il fior fiore della sua
orgogliosa cavalleria - e di Poitiers (1356) - con la nobiltà in preda al
panico e la cattura di Giovanni II il Buono - è tanto più sconcertante se si
pensa che sul piano militare i Francesi godevano di una schiacciante
superiorità numerica, derivante dal vantaggio di avere un territorio tre volte
più vasto e una popolazione quattro volte più numerosa. La superiorità degli
Inglesi era dovuta a un insieme di fattori: il rigido inquadramento delle
truppe comandate da ufficiali molto esperti; la rigorosa disciplina che veniva
osservata; l'estrema mobilità degli hobelars,
la loro cavalleria leggera; la disponibilità dei cavalieri a combattere anche
appiedati come 1ancieri e, infine, il vantaggio tecnico costituito dall'impiego
del long bow, il grande arco gallese pratico e veloce con cui, nel tempo
occorrente a un balestriere per ricaricare l'arma, un arciere riusciva a
scagliare sei frecce. Il long bow era
efficace sia per la precisione del tiro sia per il panico che la fitta pioggia
di frecce provocava tra i nemici; ad accrescere il terrore c'era poi il rombo
delle bombarde, che a Crécy apparvero per la prima volta sul suolo francese.
L'azione coordinata e complementare di cavalieri, fanti e arcieri all'interno
di un comune dispositivo tattico si rivelò decisiva. I re di Francia sentirono
l'esigenza di correre ai ripari, introducendo nell'esercito gli hommes de cheval, oltre ad arcieri e
fanti ben addestrati, e aumentando la disciplina delle truppe. |
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